Fiat 1300/1500 fuoriserie – parte prima
A fine 2024 mi sono messo alla ricerca di una vettura che potesse rimpiazzare la mia amata Fulvia Zagato. Cercavo qualcosa di particolare, non volevo avere un’auto che si vedesse facilmente in giro. Volevo inoltre omaggiare nuovamente una delle grandi carrozzerie italiane che hanno fatto la storia dell’automobile negli anni 40, 50, 60. Cito solo alcuni nomi: Zagato, Vignale, Pininfarina, Ghia, Ellena, Bizzarrini, Fissore, Alemanno. Questi atelier in quegli anni collaboravano con le più grandi case automobilistiche mondiali, ovviamente anche con le italianissime Lancia e Fiat. Da quest’ultima riceveva gli autotelai delle 750cc, 850cc, 1300cc o 1500cc.
Il mio sguardo, una volta iniziato a sfogliare riviste e libri, è stato subito attratto dalla 1300S coupè Vignale che ho avuto la fortuna di poter vedere dal vivo. Uno dei capolavori del giovane Michelotti che pose le basi per le GT degli anni 60/70. Michelotti fa tesoro del successo di alcune linee della “sua” 1500 Coupè Osca Fissore presentata al Salone di Ginevra nel ’61 e le ripropone su questa 1300S. Angoli arrotondati del cofano che accompagnano le fiancate della carrozzeria, doppi fari rotondi inseriti in una cornice cromata. Questo modello inoltre ha una coda spiovente che riprende un po' il concetto aeronautico di Zagato ma più allungata, sembra una pennellata, che la matita di Michelotti abbia voluto assecondare il movimento della mano volto a recuperare un po' la tangenza delle linee di cintura dell’auto. Quando fu presentata al grande pubblico, Michelotti dichiarò “è l’auto che non c’era”, intendendo che in quegli anni mancava una GT così di qualità ma accessibile alla media borghesia (quando ancora esisteva. Prezzo: 1.475.000 Lire).
A proposito di qualità, quando si sale a bordo questa è evidente e si percepisce immediatamente: sedili in sky, contagiri sul cruscotto, plancia rivestita in legno, volante in legno Nardi, alzacristalli elettrici, comando dei deflettori laterali che richiama la coda di una sirena, apertura del bagagliaio e del tappo benzina dall’abitacolo. A proposito di quest’ultimo, un dettaglio che vale su tutti, Michelotti è riuscito a renderlo un plus estetico, un punto che di solito in un’auto invece è anonimo.
Il motore non poteva essere trascurato. A richiesta dell’acquirente, veniva affidato alle cure dell’officina Giannini di Roma: il 1300 Fiat veniva potenziato con una nuova testata e nuovo carburatore. L’aumento di potenza non era significativo ma l’aumento di coppia era apprezzabile.
Di queste auto ne furono prodotti pochissimi esemplari, dicono 50 anche se è stata rinvenuta una 1300 con targhetta n.128. Questo dimostra che non sono state realmente 50, comunque sia è stata una serie a tiratura davvero limitata.